Sentenza del tribunale di Gorizia: accolto il ricorso sul lavoro di sei specialisti. Professionista obbligatorio anche nelle strutture di rete, da Palmanova a Latisana
GORIZIA. L’Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa Friulana-Isontina dovrà ripristinare il servizio di guardia attiva notturna nei reparti di Medicina degli ospedali di Gorizia e di Monfalcone, servizio dapprima sospeso a titolo sperimentale il 15 luglio del 2014 (il provvedimento era stato adottato dall’allora direttore sanitario dell’Aas 2 Isontina, Marco Bertoli) e poi definitivamente abolito il 24 settembre 2015 dai vertici della nuova Azienda(la Aas2) in cui era confluita anche la Bassa Friulana.
A stabilirlo è la sentenza emessa dal giudice del lavoro del Tribunale di Gorizia, Barbara Gallo, che dopo un lungo iter ha accolto il ricorso presentato contro il provvedimento, ancora nel 2014 da sei medici degli ospedali di Gorizia e Monfalcone con il supporto della segreteria regionale della Cimo (una delle organizzazioni sindacali dei medici ospedalieri) e l’assistenza legale dell’avvocato Nino Orlandi di Udine. L’Azienda sanitaria era rappresentata dall’avvocato Renato Degiovanni.
Un verdetto clamoroso e destinato a fare giurisprudenza, quello del giudice goriziano, poiché in linea teorica potrebbe estendersi anche agli altri due ospedali dell’Aas Bassa Friulana-Isontina (Palmanova e Latisana) dove la guardia notturna in Medicina è stata eliminata addirittura 20 anni fa, e avere riflessi su tutti i “piccoli” ospedali regionali, ad eccezione di quelli Hub (ovvero quelli di Udine, Trieste e Pordenone, dove l’organizzazione del reparto prevede, essendo strutture ad alta complessità, la presenza del medico sulle 24 ore).
A Gorizia e a Monfalcone, dopo l’abolizione della Guardia notturna nelle Medicine, le urgenze e le emergenze di reparto sono state affidate ai medici del Pronto soccorso, della Rianimazione e della Cardiologia, ai quali gli infermieri di turno si rivolgono in caso di problematiche riguardanti i pazienti.
Un modello organizzativo – ha rilevato nella sentenza la dottoressa Gallo – in aperta violazione di una direttiva regionale del 29 marzo 2007 in base alla quale i medici dei reparti d’urgenza, e segnatamente il Pronto soccorso, non possono essere utilizzati contemporaneamente anche per la copertura di guardie mediche interdivisionali e dipartimentali.
«Detti spostamenti – afferma il giudice – diventano gravosi per il personale di guardia che, oltre a dover affrontare un numero maggiore di casi, è costretto a lasciare il reparto di appartenenza, per un tempo non esiguo, con l’ansia che nello stesso si verifichino situazioni che richiedono un pronto intervento non facilmente assicurabile a causa della riduzione di organico in orario notturno.
Eventualità – rimarca il magistrato – particolarmente frequente nel Pronto soccorso dove la scelta aziendale avrebbe dovuto essere accompagnata da un incremento del personale in turno di notte, che non è avvenuto». Al difensore dell’Aas non è bastato far presente che, in questi due anni, il nuovo modello assistenziale, non abbia dato origine a particolari criticità. L’Azienda è stata condannata al pagamento delle spese processuali.
È molto probabile che il provvedimento del giudice verrà impugnato ma intanto, in piena estate e con gli organici ridotti dal piano ferie, il direttore sanitario Gianni Cavallini e il capodipartimento dell’area medica di Gorizia e Monfalcone, dottor Carlo Donada (pure lui attualmente in ferie), si trovano fra le mani un’autentica patata bollente di ardua gestione, in un turbinio di mail e telefonate per decidere il da farsi.
«Semplice – commenta soddisfatto l’avvocato Orlandi – devono ripristinare il servizio di guardia notturna com’era prima dell’adozione del provvedimento. Sono contento della sentenza perché dimostra che il clima sta cambiando anche negli uffici giudiziari».
FONTE: MessaggeroVeneto - 7 Luglio 2016