Nonostante la metà dei parti il punto nascita trentino resta aperto Il comitato non ci sta: la politica friulana non ha voluto battersi
LATISANA. Una provincia autonoma, quella di Trento. Una regione a statuto speciale, il Friuli. Un ospedale, quello di Cavalese, al servizio di un’importante area turistica. Un altro ospedale quello di Latisana, presidio di riferimento per i turisti dell’Alto Adriatico. Un parametro di 500 parti l’anno da rispettare. Però sono solo 230 i bambini nati a Cavalese nel 2015 e 445 quelli nati a Latisana.
Fin qui sembrerebbe tutto uguale, ma non è così. La differenza è data dalla deroga del Ministero della Salute, arrivata qualche settimana fa. Su richiesta della Provincia autonoma di Trento, la commissione ministeriale ha concesso di mantenere aperto un punto nascita che non è arrivato alla metà dei parti previsti dai parametri numerici.
Deroga, invece, negata – questo è quanto ha riferito la Governatrice Debora Serracchiani, durante il consiglio comunale di Latisana lo scorso 25 luglio – alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
«La Provincia Autonoma di Trento è stata più brava? No, semplicemente si è battuta per garantire il diritto alla salute dei suoi cittadini – sbotta la presidente del comitato Nascere a Latisana, Renata Zago -. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha fatto tutto il possibile in egual misura? Non lo sappiamo: se sì, allora la presidente renda pubblica la lettera con cui ha chiesto tale deroga per il punto nascita di Latisana. Se non lo farà dimostrerà che, a differenza di Trento, la politica regionale friulana non ha voluto battersi. Quindi, se malauguratamente dovesse arrivare quell’evento avverso, che tutti ormai temono dopo la chiusura, sapremo a quale porta bussare. La deroga concessa all’ospedale di Cavalese è la dimostrazione concreta che i 500 parti non c’entrano con la sicurezza, sono un’indicazione contenuta nelle linee-guida ministeriali che, lo dice la parola stessa, sono delle raccomandazioni, non sono vincolanti come una legge».
«Il governo regionale continua con questa storiella come un disco rotto, come se delle semplici linee-guida fossero un vangelo – ribadisce secco la presidente del comitato - e anche la fiaba della sicurezza non si può più sentire, specialmente alla luce di quanto è accaduto solo poche settimane fa all’ospedale di Palmanova, quando l’apposita commissione ministeriale ha espresso forti perplessità sulle sale parte palmarine che non hanno ricevuto l’accreditamento, come per altro anche il reparto di pediatria, carente sotto il profilo dei posti letto ora che deve fornire risposta anche all’utenza della Bassa occidentale, dopo la chiusura delle degenze dell'ospedale di Latisana. Una mancanza di sicurezza quella di Palmanova, dichiarata dallo stesso direttore generale dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 2, Giovanni Pilati».
«Alla luce di tutto questo ci chiediamo: perché tanta fatica per difendere una scelta, quella di chiudere il punto nascita di Latisana, razionalmente indifendibile – rincara la Zago -. A chi giova? Non sarebbe stato più semplice motivare tale chiusura con la famosa e irriverente frase del Marchese del Grillo?»
La notizia della deroga concessa all’ospedale di Cavalese, decisa fra l’altro sulla base della posizione geografica e dei servizi di eccellenza, una fotografia ricalcabile perfettamente anche sul punto nascita di Latisana, accentua ancora di più la delusione da più parti manifestata, all’indomani della presenza in consiglio comunale a Latisana, della Governatrice e dell’assessore alla salute, Maria Sandra Telesca.
«Abbiamo chiesto di conoscere i flussi, di pubblicare i dati, di correggere disservizi di cui abbiamo portato esempi pratici: tutto ciò è scivolato nell’indifferenza, salvo poi l’annuncio della creazione dell’ennesimo, improbabile tavolo tecnico – ricorda la presidente del comitato Nascere a Latisana – e come se non bastasse ci hanno dato ancora una volta delle ignoranti, dicendoci beffardamente che nella legge di riforma sanitaria non si parla di chiusura dei punti nascita. Ma la delibera del 30 dicembre 2014 indica chiaramente che sui due ospedali della Bassa friulana, il punto nascita resterà in una sola sede»
FONTE: MessaggeroVeneto - 4 Agosto 2016