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Dopo il caso Padova la sfida è aperta. Salvini attacca Parisi e la giunta di Venezia. Savino: non facciamoci avvelenare dalla bagarre nazionale. Fedriga: alleanza forte
UDINE. I fuochi d’artificio sono appena cominciati. Non si risparmiano Matteo Salvini e Stefano Parisi, divisi nell’idea del centrodestra da costruire, divisi sul significato di moderato. In Friuli Venezia Giulia lo spettacolo non strappa sorrisi, anzi, impegna i leader nostrani in botta e risposta per spegnere le micce e non scalfire un’unità appena ritrovata, da giugno in poi con le alleanze ricostruite per vincere le amministrative.
Ma Salvini non molla, Parisi nemmeno. La débâcle di Padova, con il sindaco padano Massimo Bitonci disarcionato dagli alleati, intossica gli animi. Salvini medita vendetta, tremenda vendetta, e a sentire il fiato sul collo non è solo il primo cittadino di Venezia, Luigi Brugnaro.
Anche in Fvg ci sono centri importanti targati Lega e Forza Italia, anche riconquistati da poco, come Trieste e Pordenone, o fortini espugnati una settimana fa, come Monfalcone la rossa. Sul municipio di Trieste sventola le bandiera di un forzista ritrovato, il sindaco Roberto Dipiazza, che al suo fianco ha un vice del Carroccio, Pierpaolo Roberti.
A Pordenone il sindaco è esponente di Fratelli d’Italia, Alessandro Ciriani, il suo vice è il leghista Eligio Grizzo e Fi in giunta è rappresentata da Walter De Bortoli e Guglielmina Cucci.
A Gorizia, invece, il sindaco è un forzista di ferro, Ettore Romoli, e guida un esecutivo nel quale la Lega esprime l’assessore Stefano Ceretta.
A Sacile il sindaco è Roberto Ceraolo e il patto con i padani ha consegnato la poltrona di vice alla leghista Vannia Gava. Uno dei protagonisti di Forza Italia in regione, che piace a Silvio Berlusconi, è il primo cittadino di Cividale, Stefano Balloch.
La sua amministrazione ha la Lega sul secondo gradino, con la vicesindaco Daniela Bernardi. Codroipo e Monfalcone sono i due municipi rinnovati una settimana fa.
A Codroipo la bandiera di Fi è tenuta stretta da Fabio Marchetti, che avrà un vice esponente della Lega. A Monfalcone sarà il contrario. Vinta la contesa con il sindaco leghista, ex Fi, Anna Maria Cisint, il numero due sarà un nome di Fi.
Posizioni di rilievo per cui vale la pena buttare acqua sul fuoco. A indossare i panni del pompiere sono il capogruppo del Carroccio alla Camera e segretario Fvg della Lega Massimiliano Fedriga e la deputata e coordinatrice regionale di Fi Sandra Savino.
«A Padova il problema è interno a Fi e mi spiace molto perché a rimetterci sono i padovani. In Fvg – assicura Fedriga – l’alleanza non è in discussione, per ora non vedo problemi e mi auguro di non vederli mai». Fedriga è uno dei papabili per la candidatura a presidente del Fvg nel 2018, ma l’accordo con Fi è ancora tutto da costruire. «Noi rispettiamo i patti – dice Savino –, siamo leali e Padova non mi interessa. Non facciamoci avvelenare i pozzi dalla bagarre nazionale, uno spettacolo che non fa bene alla politica, a noi e ai cittadini».
Ma Savino ha anche un altro grattacapo, si chiama Giovanni Toti, non solo il governatore di Fi in Liguria, ma il consigliere politico di Berlusconi. Sembrerebbe. Perché sabato da Firenze Toti ha detto di sostenere Fedriga per la contesa in Fvg.
«Visto che è molto democratico e pensa addirittura alle primarie per la scelta del candidato premier – spiega Savino –, non capisco perché debba sfidare Fi nella scelta in Regione, in una sorta di eccesso di autoritarismo. Mi chiedo in quale posizione stia Toti rispetto al partito. Non lo capisco. Forse è meglio che si chiarisca le idee e poi decida da che parte stare». Toti oggi è atteso da Berlusconi, «l’unico leader che abbiamo – insiste Savino –, quindi la frenesia di chi sta sotto di farsi capo la trovo inutile, faticosa e improduttiva».
Ma Salvini non molla, attacca Fi per il caso Padova, mette nel mirino il Comune di Venezia, fissa i paletti per l’alleanza. «Chiunque voglia governare con noi deve sapere che l’euro va rottamato», ha detto ieri spiegando anche che serve una coalizione sovranista e che il centrodestra non può mettere dentro tutti. «Parisi è un fantasma, che ha paura della sua ombra», ha aggiunto Salvini. Tanto per aiutare la mediazione.
FONTE: MessaggeroVeneto - 14 Novembre 2016