Ospedale depotenziato: ora è a rischio urologia - da
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L’allarme del consigliere delegato Massarutto: Latisana perde pezzi Il Comune rivendica la qualità del servizio e l’utilizzo dell’innovativa tecnica 3D
LATISANA. L’ospedale di Latisana è come un vecchio mosaico che continua a perdere tasselli.
Dopo l’allarme lanciato sabato dagli undici sindaci dell’Uti della Riviera, circa il taglio subito da alcuni servizi all’interno del presidio, è arrivata la decisione della direzione generale dell’Azienda 2 Bassa Friulana-Isontino di spostare il baricentro del servizio di urologia sull’ospedale di Gorizia, acquisendo per questo un consulente esterno.
«E questo nonostante le rassicurazioni della Regione di creare all’ospedale di Latisana un polo di riferimento chirurgico, urologia compresa». Il nuovo allarme lo lancia a nome del Comune di Latisana, il consigliere delegato alla salute, Claudio Massarutto, ricordando come entrambi gli ospedali della Bassa, Latisana e Palmanova, da anni eseguano quegli interventi con tecniche laparoscopiche e mini invasive che ora la direzione vuole dirottare su Gorizia, lasciando la sola funzione ambulatoriale ai due presidi della Bassa: «Un ulteriore tentativo di impoverimento e sottrazione di funzioni al versante aziendale della Bassa Friulana – sottolinea Massarutto – per spostare i pazienti su un versante aziendale che non è mai stato riferimento per il nostro territorio e distante anche 70 chilometri da alcuni comuni.
È chiaro ed esplicito l’intento aziendale di promuovere a centro Hub l’urologia di Gorizia, lasciando alla parte aziendale dell’ex Ass 5 negli ospedali di Latisana-Palmanova solo una funzione urologica minore, consistente in attività ambulatoriale e piccoli interventi di chirurgia day-surgery; andando per altro ad accorpare all’interno dell’organico di Gorizia gli attuali urologi della Bassa Friulana – spiega nel dettaglio in una nota il consigliere delegato che è anche medico della medicina generale -. Ci lascia alquanto increduli e con non poco rammarico, notare che la Direzione aziendale non metta in evidenza e non riconosca la funzione svolta dall’urologia degli ospedali di Latisana e Palmanova. È ormai routine da diversi anni il fatto che il trattamento delle patologie urologiche anche complesse e oncologiche nei due ospedali, presidio unico, sia eseguito con metodiche innovative e mini-invasive, essendo stati già eseguiti oltre 150 interventi per tumore alla prostata-rene e vescica con metodiche esclusivamente laparoscopiche e con ottimi esiti e risultatati.
E da 6 mesi è in uso a Latisana la nuova tecnologia laparoscopica 3D, la quale si avvicina molto alla chirurgia robotica grazie alla tridimensionalità del campo operatorio. E in regione i centri che hanno incominciato a sviluppare e utilizzare questa nuova metodica 3D sono pochissimi».
Nuova stazione - Pozzatello: «Il sindaco è senza idee» - da
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LATISANA. «È ancora presto. È ancora tutto da decidere. La stessa risposta data a noi mesi fa, sulla nuova stazione ferroviaria di Latisana, il sindaco l’ha ripetuta anche ai colleghi di Fi.
Probabilmente ha ragione, ma ci chiediamo: da quando abbiamo sollevato il caso, il primo cittadino si è fatto almeno un’idea se la nuova stazione sia necessaria? E, qualora lo fosse, dove vorrebbe che fosse posizionata e dove lui farebbe passare la nuova linea costruendo nuovi piloni sul Tagliamento?». A parlare è la capogruppo M5s in consiglio comunale, Loredana Pozzatello, che a fine dicembre aveva portato la questione velocizzazione delle linea ferroviaria Trieste-Venezia anche dentro all’aula consiliare, rivolgendo una richiesta di chiarimento al sindaco e sentendosi rispondere che era ancora presto per parlare dell’ipotesi progettuale.
«Guardando il disegno tracciato da Rfi – scrive la Pozzatello in una nota – rimangono tutte le perplessità sulla asserita velocizzazione della linea. I treni, infatti, dovranno comunque affrontare due curve e nei centri abitati dovranno necessariamente moderare la velocità».
Profughi in tutti i Comuni: "No" dei municipi più piccoli - da
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Bocciato il piano del Viminale che prevede da 6 a 60 migranti in ogni ente locale. Cecotti (Visco): «Disatteso l’accordo con l’Anci e scavalcato il ruolo dei sindaci»
UDINE. Il piano di riparto dei richiedenti asilo proposto dal prefetto Vittorio Zappalorto per la Provincia di Udine – in base alle nuove direttive del Viminale – è difficilmente sostenibile e attuabile, soprattutto nei Comuni di piccole dimensioni. Parola di Elena Cecotti, sindaco di Visco e coordinatore della Consulta dei Piccoli Comuni, che risponde in modo diretto alla proposta del prefetto che indica un’accoglienza diffusa con minimo 6 profughi per ogni piccolo comune fino a un massimo di 60 per i più grandi.
«Questo piano non tiene conto delle difficoltà sul territorio a partire dalla reale disponibilità (o per meglio dire la mancanza di disponibilità) di immobili pubblici liberi ed idonei all’accoglienza in tutti i Comuni – spiega Cecotti –. Pur comprendendo che un limite minimo di persone accolte sia funzionale a una più facile gestione delle attività di affiancamento ai richiedenti asilo, il numero individuato non è sostenibile per i Comuni più piccoli».
Cecotti parte da esempi concreti: «L’assegnazione di 6 migranti al Comune di Drenchia (115 abitanti) porta a una proporzione del 52 per mille, lo stesso numero al Comune di Grimacco (342) fa segnare il 17 per mille: siamo ben lontani dal limite di 2,5 migranti ogni mille cittadini concordato dall’accordo Anci Nazionale». Oltre alla concentrazione, inoltre, il pensiero per le comunità più piccole va al fatto che spesso c’è un numero maggiore di persone anziane e quindi forse più in difficoltà nel confrontarsi con persone culturalmente e linguisticamente molto diverse.
E, non per ultima, l’ulteriore difficoltà dovuta al fatto che i Comuni più piccoli hanno meno personale dipendente. «C’è una sincera preoccupazione – conclude Cecotti – che, nel doveroso tentativo di alleggerire l’eccessiva concentrazione nei capoluoghi, si inneschino ulteriori complicazioni sul territorio. Resta la speranza che i sindaci vengano ascoltati e non scavalcati nel voler risolvere quella che ormai non è più emergenza».
Secco no, infine, dal presidente della Lega Nord Fvg Mario Pittoni. «In Fvg si pianifica l’invasione,imponendo richiedenti asilo anche a piccoli Comuni sguarniti di forze dell’ordine e servizi, non in grado cioè di gestire numeri anche contenuti di migranti, giocando sullo scontro destinato ad accendersi con i Comuni che già partecipano all'accoglienza».
LA RIVOLTA DEI SINDACI DELL’UTI RIVIERA: - da
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LA RIVOLTA DEI SINDACI DELL’UTI RIVIERA: sostituzione del direttore generale e revisione dell’AAS2
Attacco pesantissimo dei Sindaci dell’Uti Riviera Bassa Friulana. Si consuma cosi un forte strappo tra il territorio e la Regione FVG presieduta da Debora Serracchiani.
Tutti gli 11 Sindaci dell’UTI Riviera Bassa Friulana (Carlino, Latisana, Lignano Sabbiadoro, Marano Lagunare, Muzzana del Turgnano, Palazzolo dello Stella, Pocenia, Porpetto, Precenicco, Ronchis, San Giorgio di Nogaro) si sono riuniti presso l’Ospedale di Latisana per una conferenza stampa relativa alla situazione del tavolo tecnico-politico intrapreso con la Regione FVG. Tale tavolo è stato proposto dalla Presidenza della Regione Serracchiani nell’incontro tenutosi a Latisana nel Consiglio Comunale del 25 luglio 2016 con la presenza dei Sindaci del territorio.
Numerosi sono stati gli incontri tra una delegazione dell’UTI, formata dai Sindaci di Lignano, Latisana e Precenicco, e l’Assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca per cercare di rappresentare le esigenze di un territorio di confine a cui appartiene un Ospedale che storicamente fa parte della rete regionale dell’emergenza che a partire dagli anni ’90 è stato qualificato con lo sviluppo dell’area dell’emergenza presso il Pronto Soccorso, con l’attivazione h24 della presenza del pediatra, del ginecologo accanto alle figure tradizionali. Questi i servizi che hanno costituito l’eccellenza di riferimento di un vasto territorio transregionale che ha sorretto anche lo sviluppo delle città turistiche di Lignano Sabbiadoro e Bibione e che sono stati erosi progressivamente, attraverso le mancate sostituzioni dei medici, in particolare dei pediatri che sono stati dislocati presso l’ospedale di Palmanova, la cui pediatria era stata chiusa nel 1994.
Con la recente riforma sanitaria regionale che ha visto forzatamente messi assieme due territori come quello della Bassa Friulana, con ospedale di riferimento Udine con una storica gestione ottimale dei servizi e risorse, e dell’isontino con ospedale di riferimento Trieste con problematiche croniche di disavanzo della spesa dovuti a processi incompiuti di riforma, si è istituzionalizzato l’ospedale unico Latisana-Palmanova che ha immediatamente provocato la chiusura del reparto di Otorinolaringoiatria, storico punto di riferimento regionale per la bassa friulana, e fatte venir meno le dotazioni dei pediatri della pediatria di Latisana a favore della sede di Palmanova.
Sulla base di scelte poco avvedute di distribuzione delle risorse umane e professionali, la direzione dell’azienda sanitaria, incurante di bisogni di servizi sanitari di un’intera popolazione e delle istanze dei Sindaci del territorio, ha sospeso l’attività di ricovero pediatrico e la guardia attiva sulle 24 ore facendo venire meno le condizioni per tenere aperto il punto nascita che nel 2016 sulla base dell’andamento parti dei primi mesi dell’anno avrebbe di gran lunga superato il numero di 500 parti previsti dalle linee guida nazionali, pur essendo chiaro che con l’istituzione dei reparti unici su due sedi avrebbero potuto operare gli stessi professionisti in entrambe le strutture di fatto promuovendo l’integrazione vera con la prospettiva di superare il numero di parti complessivo di ben oltre le 1000 unità anno.
Con la sospensione del punto nascita si è aperto poi un tavolo di confronto all’interno del quale, nel secondo incontro (fine ottobre 2016) sono stati assunti impegni dalla Regione per istituire la guardia pediatrica h24 già prima di Natale 2016, impegni che non sono stati onorati ma che hanno di fatto manifestato la volontà di chiudere anche l’attività ginecologica h24 disattendendo l’ennesima promessa fatta dalla Presidente Serracchiani in consiglio comunale a Latisana nel luglio 2016 di fare dell’Ospedale di Latisana un centro qualificato per tutte le emergenze.
In questi mesi, l’ospedale di Latisana ed i suoi professionisti più impegnati nel dare continuità ai servizi pur in carenza di risorse professionali, sono stati oggetto di ripetuti attacchi denigratori da parte della Direzione aziendale e con la complicità di alcuni Amministratori locali di area palmarina, che hanno appoggiato l’iniqua distribuzione di risorse a scapito dei bambini e delle gravide del territorio della Bassa Friulana Occidentale.
Il tavolo tecnico-politico che aveva come obiettivo quello di trovare una ottimizzazione delle risorse e dei servizi ha evidentemente esaurito il suo compito e non per responsabilità delle Amministrazioni locali che si sono sempre comportate con spirito di grande correttezza istituzionale nei confronti della Regione.
La sintesi politica della serie di incontri che propone addirittura, da parte della Regione, la chiusura definitiva del punto nascita e del reparto di ostetricia e ginecologia senza per altro garantire alcuna presenza nelle 24h, non può che essere respinta con fermezza e profonda indignazione da parte dei Sindaci. La delegazione dell’UTI, durante l’ultimo incontro del 4 gennaio con la Presidente Serracchiani e l’Assessore Telesca aveva ricevuto rassicurazioni e la proposta che tutto quello che si era discusso durante il tavolo tecnico politico sarebbe stato integrato in un documento che doveva contenere anche i tempi e le modalità di attivazione dei servizi. Ma tutto questo è stato disatteso.
I Sindaci dell’UTI Riviera Bassa Friulana ritengono a questo punto di formalizzare alla Regione una richiesta precisa ed inderogabile di riapertura immediata dell’attività H24 del reparto pediatrico, ostetrico ginecologico e del punto nascita, dell’ORL, della terapia del dolore senza ulteriori rinvii.
Chiede inoltre la immediata sostituzione del Direttore Generale dell’AAS2, la revisione dell’AAS2 in modo da accorpare la bassa friulana occidentale al suo ospedale di riferimento costituito dall’ospedale ad alta specializzazione di Udine.
Ecco il nuovo tracciato della ferrovia a Latisana - da
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L’ipotesi, con la stazione spostata, preoccupa Fi: penalizzati centro studi e altre zone Ma il sindaco Galizio assicura: presto per valutare, è solo uno studio preliminare
LATISANA. Dall’attuale sede il nuovo tracciato ferroviario devierà, in ingresso a Latisana, circa a metà via Crosere, per oltrepassare in sopraelevata la strada statale 14, tagliano a nord verso il centro studi, dove dovrebbe sorgere la nuova stazione dei treni. Poi, sempre in sopraelevata, i binari supereranno il campo di sfogo del campo sportivo, l’argine, il fiume Tagliamento ed entreranno in territorio Veneto.
È quanto Rete Ferrovie Italiane (Rfi) ha previsto nello studio preliminare al centro di un accordo siglato qualche mese con la Regione Fvg, per quanto riguarda la linea ferroviaria Trieste-Venezia, nel tratto che interessa il centro abitato di Latisana, una linea attualmente inadeguata al progetto di velocizzazione che Rfi intende realizzare in sette anni, dal 2018 al 2025: e l’intervento principale pari a circa 1,8 miliardi di euro, riguarda la velocizzazione dell’attuale linea, con una variante di tracciato necessaria per portare la velocità dei treni (convogli lunghi fino a 400 metri) da 90 a 180 chilometri orari. La presenza di quelli che vengono definiti “nodi” da Rfi, come l’attuale stazione e la curva che i binari compiono poco prima del ponte sul Tagliamento, ha portato Ferrovie a ipotizzare una ricollocazione della stazione, come segnala in una nota il consigliere comunale del gruppo di Forza Italia, Sandro Vignotto: nel progetto di velocizzazione Rfi precisa che l’intera linea Trieste – Venezia continuerà a svolgere anche la funzione merci e gli interventi programmati anche nel tratto di Latisana permetteranno il transito di convogli lunghi fino a 750 metri.
Non possiamo che esprimere una forte preoccupazione per l’impatto che un’ipotesi progettuale del genere potrebbe avere su un’ampia area che comprende il centro studi, il palazzetto dello sport, la zona sportiva dello stadio e tutta la parte residenziale a nord del tempio – scrive in una nota il consigliere di Latisana, Sandro Vignotto - la soluzione allo spostamento della linea ferroviaria va trovata esattamente dove era stato ipotizzato il passaggio dell’alta velocità, a fianco dell’autostrada.
È presto per qualsiasi valutazione, perché ci troviamo davanti solo a uno studio preliminare – interviene cauto il sindaco di Latisana, Daniele Galizio - ci sono tutta una serie di valutazioni, anche di carattere urbanistico e di impatto, che saranno esaminare nel corso di una serie di incontri pianificati prossimamente con la Regione». Non si sbilancia oltre il sindaco Galizio che comunque dice di aver avuto recenti rassicurazioni da parte della Regione circa il fatto che ci si trova ancora davanti a una fase nemmeno progettuale dell’intervento.
Un immagine del nuovo tracciato visto dall'alto (clicca per ingrandire)