Profughi distribuiti in tutti i comuni della provincia di Udine - da
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In ogni centro da un minimo di 6 a un massimo di 60 migranti. L’aut aut dal capoluogo friulano: adesso va svuotata la Cavarzerani
UDINE. Da un minimo di 6 profughi per comune a un massimo di 60 passando per il caso-limite di Udine con 360: è questo il piano di riparto stilato del prefetto Vittorio Zappalorto, in ossequio all’accordo siglato tra Anci e Viminale, per la redistribuzione dei migranti sul territorio della provincia di Udine – la prima delle quattro su cui è stato definito il riparto – e inviato, nei giorni scorsi, a tutti i sindaci interessati.
Il piano dettagliato, a onor del vero, non rispetta in pieno la quota di 2,5 migranti ogni mille abitanti – cioè uno ogni 400 residenti – visto che, in totale, chiede ai Municipi la messa a disposizione di 2 mila e 62 posti per i richiedenti asilo – quindi uno ogni 250 abitanti –, ma punta, in ogni caso, a una presenza più equilibrata sul territorio dalla provincia.
Come da intesa siglata a Roma, inoltre, prevede una cosiddetta clausola di salvaguardia nei confronti di quei Comuni dove sono già attivi progetti di accoglienza Sprar, oppure per quelli che manifestano la volontà di aderirvi e che devono darne comunicazione alla Prefettura entro il 16 febbraio, nel caso in cui la quota di migranti soddisfi quella assegnata a ciascun Comune.
Al di là di questi casi – nei quali gli enti locali saranno esentati dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza –, dando un’occhiata alla tabella riportata in pagina si possono notare a quali Municipi saranno chiesti gli sforzi maggiori.
I due Comuni più “colpiti” sono Latisana e Tavagnacco che devono ricavare, rispettivamente, 55 e 44 nuovi posti per l’accoglienza, seguiti da Tolmezzo (39), Pasian di Prato (35) e San Giorgio di Nogaro (28). Un discorso a parte, poi, va fatto per Udine.
Il capoluogo friulano attualmente ospita 612 richiedenti asilo alla Cavarzerani, 52 alla Friuli, 61 in regime di Sprar e 305 (sui 350 posti a disposizione) con il sistema Aura per un totale di mille e 80 persone.
Il piano di riparto, però, assegna a Udine un totale di 360 profughi – invece dei circa 250 se fosse realmente rispettata la quota di 2,5 ogni mille abitanti – puntando a “liberare” la città di 720 migranti a condizione, beninteso, che Cavarzerani e Friuli non vengano considerati come due Cara che, quindi, esulano da patti e calcoli di redistribuzione.
Un’eventualità che l’assessore comunale all’Inclusione Sociale Antonella Nonino non vuole prendere in considerazione.
«La Prefettura assegna a Udine – ha dichiarato – una quota maggiore rispetto a quanto deciso da Anci e ministero dell’Interno. Va bene, siamo pronti ad accettare anche questo sacrificio, a condizione che sia l’ultimo.
Udine ha fatto, e continuerà a fare, la propria parte, ma adesso è arrivato il momento che la città sia affiancata dagli altri Comuni del Fvg. Il piano di riparto parla chiaro per cui è arrivato il momento che, pur con gradualità, le istituzioni svuotino Cavarzerani e Friuli dai richiedenti asilo».
Benigno: LATISANA ormai marginale sulla sanità - da
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La vicepresidenza della conferenza ristretta dell’assemblea dei sindaci dell’Azienda sanitaria 2 Bassa Friulana e Isontina è la dimostrazione dello scarso peso politico esercitato dal Comune di Latisana. Non ha dubbi l’ex sindaco, Salvatore Benigno, oggi capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, fino alla fine del suo mandato, otto mesi fa, presidente della conferenza dei sindaco dell’ex Azienda sanitaria 5.
Dopo il fallimento dell’azione svolta dal sindaco Galizio a livello di Uti, ecco che incassa un altro “formidabile” risultato portando a casa solo una posizione onorifica di secondo piano, senza nessun reale ruolo quale la vicepresidenza della ristretta – commenta Benigno in una nota -. Latisana in passato ha avuto sempre un ruolo di primo piano – ricorda l’ex sindaco – mentre ora il baricentro si sposterà su Palmanova che, dopo essere stata vittoriosa in tema di punto nascita, si vede riconosciuto anche il ruolo guida di presidente della conferenza dei sindaci.
Voto contrario della maggioranza dei sindaci di Bassa, Goriziano e Monfalconese
LATISANA. Non passa il bilancio dell’Azienda per l’assistenza sanitaria, Aas 2. È una bocciatura a tutto tondo quella manifestata ieri dai sindaci dell’Uti Bassa Friulana occidentale, dal goriziano e dal monfalconese. Un voto contrario, quello espresso ieri sera durante la conferenza dei sindaci, dalle ricadute anche politiche per l’importante componente di centrosinistra presente nelle amministrazioni locali che hanno negato l’approvazione del documento.
Decisivo il nuovo metodo di voto che prevede il doppio requisito della maggioranza dei comuni a favore (il 55%) ma anche che gli stessi rappresentino il 55% della popolazione residente. E su un bacino di oltre 250 mila abitanti i Comuni che hanno votato a favore si sono fermati a 94 mila abitanti.
Uno schiaffo sonoro per l’Azienda 2 e indirettamente per la Regione perché, come hanno rimarcato ieri alcuni amministratori, quello bocciato e un bilancio figlio della riforma sanitaria regionale.
La conferenza dei sindaci, la prima post unificazione dell’Isontino con la Bassa Friulana, è stata aperta proprio dai presidenti delle due ex aziende sanitarie 2 e 5, Gorizia e Latisana. Alla discussione sul Pal e al voto contrario si è arrivati dopo l’approvazione del nuovo regolamento, con le nuove modalità di votazione e l’approvazione della lista chiusa per la nomina del presidente (il sindaco di Palmanova) e del vice (Monfalcone) e la scelta del presidente e del vice presidente della conferenza ristretta dell’assemblea dei sindaci, l’organismo che ha il contatto diretto con l’Azienda sanitaria, il Comune di Gorizia e il Comune di Latisana.
A questo punto i lavori dell’assemblea sono proseguiti sotto la direzione della nuova presidenza, il sindaco di Palmanova, Francesco Martines, che ha parlato dell’anno e mezzo di incontri per arrivare alla fusione delle due assemblee. Chiare le prese di posizione dei Comuni “contrari” a cominciare da Gorizia che ha proposto l’ordine del giorno appositamente votato dal proprio consiglio comunale, proseguendo per Monfalcone, portavoce delle forti criticità rilevate nell’ospedale cittadino e arrivando alla Bassa Friulana, rappresentata dal sindaco di Latisana, Daniele Galizio: «Urge un cambiamento netto di direzione aziendale – ha detto Galizio a nome anche dei colleghi - e la riconsiderazione della innaturale aggregazione tra la Bassa Friulana e l’Isontino che ha creato solo gravi difficoltà di allocazione dei servizi, di disorientamento negli operatori e nei cittadini e un aggravio di spesa».
Rifiuti a Latisana L’ex sindaco: non è colpa nostra - da
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LATISANA. «Non si può sempre confondere le difficoltà di amministrare con la situazione ereditata, come invece continua a fare la nuova amministrazione comunale».
Lo precisa l'ex sindaco di Latisana,Salvatore Benigno, intervenendo sulla questione della raccolta differenziata: «anche la Net ha spiegato all'attuale amministrazione che le diversità nella percentuale di differenziazione dei rifiuti spesso è funzione di differenze oggettive tra i vari territori – scrive Benigno in una nota - si pensi solo ai problemi già ampiamente denunciati di Latisana, città posta in un'area di confine tra due regioni, con la presenza di comportamenti non corretti da parte di persone o aziende che portano i loro rifiuti da noi rispetto a un corretto smaltimento nei comuni di provenienza. Nonostante questa spiegazione non si è mancato di sottendere che i risultati di oggi sono frutto di una cattiva gestione precedente.
E la novità del porta a porta per l'indifferenziato, impossibile da attuare prima per ragioni tecniche legate all’ente gestore, viene spacciata per una svolta epocale di ideazione di questa maggioranza. Invece ciò che è di questa amministrazione è l'aumento della tariffa applicata ai cittadini di Latisana, per l'incapacità della nuova amministrazione a compensare l’aumento dei costi generato dal cambio di servizio».
Secondo l'ex sindaco per il suo successore e i suoi collaboratori «è ora di cominciare a prendersi sul serio delle responsabilità, parlando di meno e facendo di più, in modo coerente con quanto annunciato solamente pochi mesi fa.
Da marzo i redditi dei consiglieri saranno pubblicati su interne - da
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Latisana si adeguerà alle norme dell’Anac, che ha esteso l’obbligo ai comuni sotto i 15 mila abitanti On-line dalla primavera le dichiarazioni degli esponenti della scorsa legislatura, poi toccherà agli altri
LATISANA. On-line i redditi dei consiglieri comunali. Lo ha stabilito l’Autorità nazionale per l’anticorruzione, estendendo ai comuni sotto ai 15 mila abitanti l’obbligo che andrà rispettato entro il prossimo 31 marzo. Da quella data sarà quindi possibile conoscere, accedendo dalla pagina trasparenza del sito internet del Comune, quanto hanno dichiarato e a quanto ammonta il patrimonio degli amministratori di Latisana. E per chi non ottempera ci sono sanzioni che vanno da un minimo di 500 euro a un massimo di 10 mila.
Al momento, essendoci disponibile solo la dichiarazione dei redditi 2016 con quanto guadagnato nel 2015, l’obbligo riguarderà solo i consiglieri comunali che erano presenti anche nella passata legislatura, quindi il vicesindaco Angelo Valvason, l’ex sindaco Salvatore Benigno e i consiglieri Micaela Sette, Sandro Vignotto e Maddalena Spagnolo. Dalla prossima primavera quando saranno compilate le nuove dichiarazioni dei redditi, l’elenco sarà aggiornato, con l’aggiunta dei consiglieri comunali eletti a giugno.
È previsto, ma non ci sarà l’obbligo, di completare il dato con i redditi del coniuge o convivente: in questo caso i consiglieri comunali potranno rifiutarsi, presentando però precisa comunicazione di diniego da parte del diretto interessato.
«Non entro nelle valutazioni che hanno portato l’Anac a questa determinazione – commenta il sindaco di Latisana, Daniele Galizio – ma che la si condivida o no, è una norma e in quanto tale va rispettata. Abbiamo ritenuto di dare un servizio al Consiglio, con quanto detto dal segretario comunale e tutte le informazioni e le indicazioni fornite nel merito».
Nessun problema ad attenersi alla nuova disposizione per il gruppo consiliare di Forza Italia, che comprende tre dei cinque consiglieri che vedranno on-line i propri redditi fra due mesi: «Non c’è nessuna contrarietà alla pubblicazione – spiega il capogruppo Salvatore Benigno – anche alla luce delle precisazioni avute dal segretario comunale durante l’ultimo consiglio».
Sulla stessa linea il gruppo di Fratelli d’Italia, che attraverso Lanfranco Sette, valuta positivamente soprattutto il fatto che sia stata l’Anac a introdurre l’obbligo, «come principio di base va bene per rendere percettibile la coerenza fra la personalità di chi amministra con quello che dichiara». Anche secondo il capogruppo de Il Paese, Ezio Simonin, mai come in questo momento storico, quanto stabilito dall'Anac è una regola molto utile, «un atto di trasparenza che andava fatto».
«Verificato che si tratta di un obbligo di legge, va eseguito più che commentato», è stata la risposta del capogruppo della Lega Nord, Maddalena Spagnolo. Il M5S e i suoi portavoce non hanno mai avuto problemi ad adeguarsi alla normativa in materia di trasparenza.