ORETI: LA RIFORMA SANITARIA REGIONALE DEL DUO SERRACCHIANI-TELESCA VA CONTRO LE LEGGE - da
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Prima ha iniziato il centro destra, poi hanno continuato i cittadini con la richiesta di referendum abrogativo, ora è intervenuto anche il giudice del Tribunale del lavoro che ha stabilito che i medici del pronto soccorso di Gorizia e Monfalcone, vista la gran mole di lavoro, non posso coprire anche il ruolo di guardia medica dei reparti di medicina così come avviene oggi e cosi come ha imposto la giunta regionale.
Beh, ora si può benissimo dire che la riforma sanitaria va anche contro la legge.
Queste le considerazioni del capogruppo della lista civica “Per Gorizia” e coordinatore provinciale di Autonomia Responsabile, Fabrizio Oreti.
Chissà se serve altro che far cambiare idea al duo Serracchiani- Telesca? La loro colpa è sempre più evidente visto che si sono incaponite nel voler applicare a tutti i costi una riforma inefficiente ed inefficace.
Nel frattempo – stigmatizza Oreti – se parliamo di territorio rimangono ancora irrisolte questioni importante ed essenziali per i servizi sanitari legati al cittadino.
Tra le vicende più annose basta ricordare il centro prelievi “La Salute” ormai chiuso da un anno, nonostante il direttore generale dell’Azienda Sanitaria Pilati a comunicato al Sindaco Romoli di aver firmato il decreto che approvava la convenzione con “La Salute”.
Guarda caso però dopo questo annuncio la stessa Azienda Sanitaria si rende conto che c’è una norma dello Stato che vieta i conflitti di interesse visto che, secondo il decreto Madia, il personale che opera gratuitamente nell’associazione no profit non può essere anche dipendente dell’Ospedale così come avviene oggi.
Mi chiedo – tuona Oreti – come è possibile che il direttore generale firmi un decreto che da il via alla convenzione e subito dopo si fa presente che non sussistono i vincoli normativi previsti?
Delle vicende irrisolte fa anche parte il servizio pediatria visto che non funziona sulle 24 ore (così come promesso dalla governatrice Serracchiani all’atto di chiusura del punto nascita) ma il servizio si interrompe alle 18 nonostante a Gorizia risiedono oltre 4 mila bambini in fascia pediatrica.
Alla luce degli ultimi fatti il mio appello è rivolto al consigliere regionale PD Diego Moretti, nonché capogruppo in consiglio della presidente Serracchiani, che tra l’altro si è espresso contro il referendum abrogativo sulla sanità. A lui mi preme chiedergli: Reputa anche lui idonea e coerente questa situazione e queste scelte? Troppo facile restare in silenzio davanti a fatti ormai così eclatanti. Una sua presa di posizione – termina Oreti – sarebbe un atto dovuto visto poi che ha sempre difeso a spada tratta una riforma regionale che giorno dopo giorno è sempre più imbarazzante
Il giudice boccia l’ospedale: "Si riattivi il medico di notte" - da
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Sentenza del tribunale di Gorizia: accolto il ricorso sul lavoro di sei specialisti. Professionista obbligatorio anche nelle strutture di rete, da Palmanova a Latisana
GORIZIA. L’Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa Friulana-Isontina dovrà ripristinare il servizio di guardia attiva notturna nei reparti di Medicina degli ospedali di Gorizia e di Monfalcone, servizio dapprima sospeso a titolo sperimentale il 15 luglio del 2014 (il provvedimento era stato adottato dall’allora direttore sanitario dell’Aas 2 Isontina, Marco Bertoli) e poi definitivamente abolito il 24 settembre 2015 dai vertici della nuova Azienda(la Aas2) in cui era confluita anche la Bassa Friulana.
A stabilirlo è la sentenza emessa dal giudice del lavoro del Tribunale di Gorizia, Barbara Gallo, che dopo un lungo iter ha accolto il ricorso presentato contro il provvedimento, ancora nel 2014 da sei medici degli ospedali di Gorizia e Monfalcone con il supporto della segreteria regionale della Cimo (una delle organizzazioni sindacali dei medici ospedalieri) e l’assistenza legale dell’avvocato Nino Orlandi di Udine. L’Azienda sanitaria era rappresentata dall’avvocato Renato Degiovanni.
Un verdetto clamoroso e destinato a fare giurisprudenza, quello del giudice goriziano, poiché in linea teorica potrebbe estendersi anche agli altri due ospedali dell’Aas Bassa Friulana-Isontina (Palmanova e Latisana) dove la guardia notturna in Medicina è stata eliminata addirittura 20 anni fa, e avere riflessi su tutti i “piccoli” ospedali regionali, ad eccezione di quelli Hub (ovvero quelli di Udine, Trieste e Pordenone, dove l’organizzazione del reparto prevede, essendo strutture ad alta complessità, la presenza del medico sulle 24 ore).
A Gorizia e a Monfalcone, dopo l’abolizione della Guardia notturna nelle Medicine, le urgenze e le emergenze di reparto sono state affidate ai medici del Pronto soccorso, della Rianimazione e della Cardiologia, ai quali gli infermieri di turno si rivolgono in caso di problematiche riguardanti i pazienti.
Un modello organizzativo – ha rilevato nella sentenza la dottoressa Gallo – in aperta violazione di una direttiva regionale del 29 marzo 2007 in base alla quale i medici dei reparti d’urgenza, e segnatamente il Pronto soccorso, non possono essere utilizzati contemporaneamente anche per la copertura di guardie mediche interdivisionali e dipartimentali.
«Detti spostamenti – afferma il giudice – diventano gravosi per il personale di guardia che, oltre a dover affrontare un numero maggiore di casi, è costretto a lasciare il reparto di appartenenza, per un tempo non esiguo, con l’ansia che nello stesso si verifichino situazioni che richiedono un pronto intervento non facilmente assicurabile a causa della riduzione di organico in orario notturno.
Eventualità – rimarca il magistrato – particolarmente frequente nel Pronto soccorso dove la scelta aziendale avrebbe dovuto essere accompagnata da un incremento del personale in turno di notte, che non è avvenuto». Al difensore dell’Aas non è bastato far presente che, in questi due anni, il nuovo modello assistenziale, non abbia dato origine a particolari criticità. L’Azienda è stata condannata al pagamento delle spese processuali.
È molto probabile che il provvedimento del giudice verrà impugnato ma intanto, in piena estate e con gli organici ridotti dal piano ferie, il direttore sanitario Gianni Cavallini e il capodipartimento dell’area medica di Gorizia e Monfalcone, dottor Carlo Donada (pure lui attualmente in ferie), si trovano fra le mani un’autentica patata bollente di ardua gestione, in un turbinio di mail e telefonate per decidere il da farsi.
«Semplice – commenta soddisfatto l’avvocato Orlandi – devono ripristinare il servizio di guardia notturna com’era prima dell’adozione del provvedimento. Sono contento della sentenza perché dimostra che il clima sta cambiando anche negli uffici giudiziari».
Il duo delle meraviglie, la presidente Serracchiani e l’assessore alla salute Telesca, si staranno sfregando le mani per essere riuscite con l’aiuto dei fedeli “paggetti-consiglieri” ad affossare il referendum abrogativo della riforma sanitaria con cavilli tecnico-giuridici indefinibili. Ma è solo una vittoria di Pirro.
L’impalcatura del provvedimento ha ben poco di razionale e dopo ben tre anni di lavoro dei millanta soloni si procede a testa bassa, in evidente stato confusionale, e di conseguenza incapaci di apportare i dovuti aggiustamenti. E i nodi continuano a venire al pettine. Lo testimoniano i titoli giornalieri dei due maggiori quotidiani regionali. Eccone alcuni solo degli ultimi giorni. “Il Piccolo”: “Monfalcone, pronto soccorso al collasso. E reparti da tutto esaurito”. E ancora: “Trieste, l’ospedale in ferie taglia su letti e sale operatorie”. “Messaggero Veneto”: “L’odissea di una bambina di 5 anni per avere idonee cure pediatriche”. Altro titolo: “Latisana, stop all’attività chirurgica: medici solo a chiamata”. Per non parlare di Gorizia dalle automediche, al pronto soccorso, alla “Salute” e tanto, troppo altro.
Ma cosa han fatto in tre anni tutti questi geni se non parlare? Tagliato e incasinato tutto, almeno stando a quello che accade quotidianamente, senza una strategia logica. E temiamo che il peggio debba ancora venire. Una vittoria di Pirro, dicevamo, in cui non troviamo nulla di cui gioire. Anzi.
Ma siccome si dice che la speranza è l’ultima a morire, ci auguriamo che si rendano conto degli sbagli. Noi cittadini stiamo andando incontro a disagi continui, a non avere una vera assistenza né cure adeguate. Ma stavolta noi cittadini ci ricorderemo di tutto e sicuramente sapremo come comportarci. Il 2018 non è poi così lontano.
Ci ricorderemo dei tanti danni fatti da questo Governo regionale. Ci ricorderemo dei tanti “paggetti” che hanno consentito al Governo stesso di farli (goffe le spiegazioni del dopo voto di alcuni consiglieri di centrosinistra del nostro territorio). E per molti sarà molto difficile riconquistare la cadrega nel palazzo di piazza Oberdan. I cittadini sono stufi di essere presi in giro, di essere considerati solo al momento delle elezioni, e stavolta sicuramente si comporteranno di conseguenza.
Pensavamo che il segnale del 5 giugno fosse stato capito, che la batosta elettorale fosse servita (Trieste, Pordenone, Cordenons…). Evidentemente no, evidentemente si ritengono una sorta di invincibile armata, ma ancora per poco. Il 2018 non è poi tanto lontano, ci ricorderemo!
Fontanini su voto Consiglio regionale alle proposte di referendum - da
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06/07/2016
Fontanini su voto Consiglio regionale alle proposte di referendum su enti locali: “Negata ai cittadini la possibilità di esprimersi”
"La maggioranza del Consiglio regionale, retta dal Partito Democratico, viene meno a uno degli elementi più alti delle democrazie avanzate".
Fontanini su voto Consiglio regionale alle proposte di referendum su enti locali: “Negata ai cittadini la possibilità di esprimersi”.
“Con il voto contrario all’ammissibilità dei due referendum sugli enti locali, - afferma il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini - si impedisce ai cittadini del Friuli Venezia Giulia di esprimere la loro opinione su scenari alternativi di articolazione delle istituzioni locali rispetto a quelli sanciti dalla legge regionale 26/2014 che elimina 4 Province e istituisce 18 mini province. La maggioranza del Consiglio regionale, retta dal Partito Democratico, viene meno a uno degli elementi più alti delle democrazie avanzate: l’istituto del referendum e la volontà popolare che tramite esso si esprime. La verità è che la maggioranza alla guida della Regione Fvg ha ritenuto di bocciare le consultazioni perché molto preoccupata dall’esito delle stesse. I risultati, infatti, avrebbero potuto essere a sfavore della riforma regionale avviata (sulla quale va registrata la sentenza del Tar Fvg contro il potere sostitutivo dei commissari) e favorevoli, invece, a un’organizzazione degli enti locali per la nostra Regione imperniata su due province autonome, il Friuli e Trieste, sul modello del Trentino Alto Adige. Un modello che funziona, che viene da tutti elogiato e riconosciuto per la sua efficienza e virtuosità anche per la difesa delle minoranze. Ai cittadini della nostra regione doveva essere consentito di dire la loro su questo possibile modello – conclude Fontanini - votando per l’ammissibilità del referendum di tipo propositivo. Un referendum che, però, avrebbe potuto dare un’indicazione importante e forse scomoda per l’attuale maggioranza regionale. Per questo si è preferito non dare voce ai cittadini”.
Trenta ambulanti abusivi transitati in 45 minuti sotto lo stesso ombrellone - da
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Lignano, nostra verifica in spiaggia. Proposti articoli “griffati”, massaggi, treccine. Il Comune potenzia i controlli. Sanzioni da 100 a 7 mila euro a chi compra
LIGNANO. Ci posizioniamo sotto l’ombrellone. Sono le 12.15. Il primo ambulante abusivo passa un paio di minuti dopo. È un uomo, sui quarant’anni, del Marocco, che vende asciugamani colorati.
«Buon affare, buon affare», ripete ad alta voce. In tre quarti d’ora ne conteremo 29 di venditori irregolari. C’è la signora cinese che propone i suoi massaggi. Si va dai 10 euro per 20 minuti fino a 45 euro per un’ora e mezzo.
Cinque ombrelloni più in là dal nostro un turista decide di farsene fare uno. Sul proprio lettino la donna inizia dai piedi. Nessuna attenzione in fatto di norme igienico - sanitarie.
E il rischio di contagio, in questi casi, è molto alto, visto che le principali malattie che possono essere contratte sono funghi, dermatiti, verruche, micosi, allergie da contatto, danni muscolari e articolari.
«Vestiti, pareo, buoni prezzi», senti una voce alle spalle che precede l’arrivo di un altro ambulante. È giovane e gracile. Arriva dal Bangladesh. Vende abiti e copricostume di pizzo. «No grazie», è la risposta.
Che diamo anche – e non sono neanche trascorsi due minuti – a un ambulante africano. In mano ha una decina di borse molto simili a quelle griffate dei grandi stilisti italiani.
Tra le file degli ombrelloni e dei lettini, sotto il sole, attraversano il litorale lignanese. Vendono asciugamani, braccialetti, pareo, vestiti, collanine. I prezzi variano, il più delle volte si contratta. Si parte da 20 euro per un asciugamano, ma spesso si arriva a pagarlo la metà.
Una donna africana ci propone di farci treccine nei capelli, la sera si sposta in piazza City. I clienti non mancano e molti sono bambini. Per tutta la giornata camminano tra i turisti proponendo i loro prodotti.
I più non gradiscono affatto la loro presenza, altri, invece, si informano su quanto costa la merce e si divertono a contrattare. Cappellini, occhiali da sole, borsette. Sono le 13 e ne sono passati una trentina.
«Anche stamattina presto era lo stesso», conferma un signore prima di rincasare per il pranzo. I controlli, però, assicurano il Comune e la Polizia locale, non mancano e lo confermano i sequestri effettuati durante il fine settimana. Anzi, le verifiche sono state rafforzate.
Sono infatti state stanziate, come ha confermato il sindaco di Lignano, Luca Fanotto, ulteriori risorse per potenziare il servizio anti-abusivismo della Polizia locale in spiaggia, oltre a quello serale lungo le vie del centro.
E sarà rinnovata anche quest’anno la convenzione con l’Associazione dei carabinieri in congedo di Lignano e con l’Associazione nazionale finanzieri d’Italia, sezione di Latisana, per avviare una nuova campagna contro la vendita di oggetti privi delle necessarie autorizzazioni.
Si punta, dunque, a riproporre una strategia unitaria, sotto la regia della Prefettura di Udine, per mettere in atto una serie di interventi rapidi ed efficaci al fine di combattere questo mercato illecito sensibilizzando allo stesso tempo turisti e cittadini.
In ogni ufficio spiaggia del litorale è stato distribuito e appeso materiale informativo in cui si ricorda agli ospiti che la legge italiana punisce le persone che effettuano acquisti da venditori non autorizzati e che in spiaggia è vietato sottoporsi a massaggi, tatuaggi e farsi fare le treccine.
Per chi compra dai venditori abusivi è prevista una sanzione amministrativa che va da un minimo di 100 fino a un massimo di 7 mila euro.
Un altro venditore di asciugamani si ferma sotto il nostro ombrellone mentre ce ne stiamo andando. Ripetiamo l’ennesimo «no grazie». Ormai è il trentesimo in poco più di 45 minuti.