56 enti locali contestavano alla Regione Fvg anche il commissariamento in caso di mancata adozione degli Statuti
TRIESTE. Il Tar del Friuli Venezia Giulia ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da 56 Comuni, con l'intervento della Provincia di Udine, contro la riforma che introduce le Uti (Unioni Territoriali Intercomunali) e contro il commissariamento in caso di mancata adozione degli Statuti.
Il deposito delle sentenze, emesse dalla prima sezione del Tribunale amministrativo, è avvenuta stamani. I Comuni ricorrenti avevano contestato la riforma che, cancellando le Province, introduce le 'Unioni territoriali intercomunalì e dispone il commissariamento delle amministrazioni che non aderiscono alle Uti adottandone lo Statuto.
I Comuni avevano contestato la violazione della Costituzione, dello Statuto speciale del FVG, della Carta europea delle Autonomie locali, l'eccesso di potere e la violazione dei principi di adeguatezza, sussidiarietà e di leale collaborazione, aggiungendo che la legge sarebbe stata il primo passo di un disegno volto a «polverizzare» l'ente Comune.
In sostanza i Comuni sarebbero stati costretti ad aderire a un'Uti sulla base di una «decisione unilaterale imposta dalla Regione», con un vincolo lesivo della loro autonomia. Secondo la Regione, invece, le Uti non sono «un nuovo livello di governo territoriale», ma una struttura operativa al servizio dei Comuni, quindi i ricorsi sarebbero dovuti essere dichiarati inammissibili.
No ai commissari se gli statuti non sono adottati
Il Tar del Friuli Venezia Giulia ha accolto il ricorso - presentato dai Comuni di Tarvisio e altre amministrazioni - contro la delibera della Giunta regionale che prevede, nell'ambito del procedimento per la costituzione delle Uti, il potere sostitutivo in caso di mancata approvazione delle proposte di atto costitutivo e dello Statuto da parte della conferenza dei sindaci.
Si tratta di due norme della legge regionale 26 del 2014 che riordina il sistema delle autonomie del FVG abolendo le Province. In particolare, l'articolo 7 prevede che la conferenza dei sindaci della costituenda Uti approvi i due documenti, e quindi lo facciano i consigli comunali.
Per il collegio le norme sono «equivoche nel loro contenuto», poiché fanno riferimento alla mancata presentazione della proposta di atto costitutivo e di statuto, e non alla circostanza - avvenuta - che non vi sia stata la maggioranza prevista. Quella della conferenza dei sindaci è «una volontà - sia pure non diretta dei cittadini ma mediata da parte dei loro rappresentanti - su di un atto costitutivo e uno statuto, una mera proposta, che proprio per la sua natura può essere rigettata», sostengono i giudici. Si tratta quindi di «una lacuna della normativa regionale, imputabile al legislatore sovrano».
Secondo la sentenza, "la nomina del commissario ad acta quindi risulta contraria alla legge, da ciò discende l'illegittimità derivata dei provvedimenti sostitutivi adottati, che vanno anch'essi annullati".
Regione soddisfatta: riconosciuta l'azione amministrativa
«La sentenza emessa oggi dal Tar Fvg in merito al ricorso presentato da 56 amministrazioni comunali sull'impianto generale della riforma delle autonomie locali (LR 26/2014) è netta e non ammette interpretazioni o letture di parte. I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, con argomentazioni puntuali e molto chiare che superano le censure avanzate dai ricorrenti».
Lo scrive in una nota la Regione, evidenziando «con soddisfazione» che il Tar ha «riconosciuto pienamente la legittimità della legge regionale e dell'azione amministrativa sin qui portata avanti».
Per quanto riguarda la sentenza sui commissariamenti con la quale il Tar FVG ha accolto la tesi dei ricorrenti (i ricorsi erano stati promossi nelle 6 Uti - sulle 18 esistenti - in cui a causa della mancata approvazione dello Statuto è stato nominato un commissario ad acta), la Regione rileva che gli effetti della dichiarazione di illegittimità sono «assolutamente limitati e irrilevanti, in quanto il successivo intervento della legge 3/2016 ha costituito »ex lege« le Unioni territoriali intercomunali». I pronunciamenti del Tar «consentono di proseguire nella azione riformatrice intrapresa».
Le reazioni
«La sentenza odierna riconosce pienamente l'impianto e i principi della riforma delle Autonomie locali». Lo affermano la segretaria regionale del Pd Fvg Antonella Grim e il responsabile Enti locali del partito, Lorenzo Presot, commentando il pronunciamento del Tar FVG. Secondo Grim, «la sentenza non solo riconosce l'esistenza e la legittimità delle Uti, ma anche la correttezza dell'impianto normativo che prevede la delega di servizi tra enti. È il riconoscimento del buon lavoro svolto e della correttezza di obiettivi e impianto della legge. È la riprova delle debolezza politica di chi ha osteggiato la riforma nelle aule dei tribunali anziché nei luoghi deputati al confronto».
«Il Tribunale ci dice due cose: quelle Uti non esistono e, ancor più rilevante, la Regione non può imporre nulla ai Comuni. In fondo, bastava leggere la Costituzione. La riforma degli enti locali è sostanzialmente piantata». Lo sostiene il capogruppo consiliare di Fi, Riccardo Riccardi.
«Prendano atto - prosegue Riccardi - che le riforme si fanno condividendo le soluzioni e non lasciandole alle sentenze dei tribunali. Il fallimento politico di Serracchiani sta qui. Come facciamo oggi a dire che le Uti costituite con voto determinante dei commissari esistono? Se Serracchiani non si ferma avremo un assetto istituzionale a trazioni diverse, suggerisco nuovamente alla Presidente di bloccarsi facendo diventare vero il tentativo di composizione delle parti. E tutto questo deve partire dall'eliminazione delle penalizzazioni finanziarie per i Comuni.
«Il round si sposta ad ottobre con il referendum sulla riforma costituzionale». Lo afferma il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini. «Dirimente ora sarà - prosegue Fontanini - l'esito del referendum di ottobre sulla riforma costituzionale dove a esprimersi non saranno i tribunali bensì i cittadini. Una riforma da contrastare perché, con il combinato disposto nuova legge elettorale e cancellazione definitiva delle Province, avrà come effetto lo smantellamento del Friuli».
«Ora che il Tar ha annullato la nomina dei commissari per quelle Uti in cui non si è approvato lo Statuto e che ha inevitabilmente ribadito che solo i Comuni e le Regioni sono enti di rango costituzionale, è giunto il tempo di fermarsi e sedersi attorno a un tavolo». Lo sostiene l'on. Gianluigi Gigli (Cd). Secondo Gigli «il conflitto istituzionale non giova a nessuno e l'eccesso di decisionismo ha fatto solo perdere tempo a una riorganizzazione dei servizi peraltro necessaria.
FONTE: MessaggeroVeneto - 10 giugno 2016