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aperto-il-ponte-sul-Tagliamento Alle 10.30 di domenica 16 dicembre 2018 il nuovo viadotto sul fiume che unisce il Friuli Venezia Giulia al Veneto è stato aperto al traffico. Le prime auto, provenienti da Venezia e dirette a Udine e Trieste, scortate da una safety car, hanno attraversato il manufatto che rappresenta l’opera simbolo del terzo lotto della terza corsia. La vecchia struttura va in “pensione” dopo 80 anni di servizio

UDINE. “Uno,auguri; due, complimenti; tre, continuate così”.
È il saluto dell’assessore ai trasporti della regione Fvg Graziano Pizzimenti al team di tecnici di Autovie Venete che ha voluto incontrare sabato sera, prima dell’inizio dei lavori (ai quali hanno partecipato oltre 200 persone fra maestranze e responsabili delle ditte) per completare gli ultimi interventi e aprire anche al senso di marcia in direzione Trieste, il primo viadotto del nuovo ponte sul fiume Tagliamento.

“Sono veramente soddisfatto delle modalità di lavoro e soprattutto dei tempi - ha detto Pizzimnenti - di realizzazione”.

“E’ veramente un momento epocale - ha aggiunto - perché il vecchio ponte andrà in pensione dopo quasi 80 anni di servizio. È il primo step di una fase nuova per le infrastrutture che, come tutti sapete, sono un elemento strategico per l’economia”.

Altrettanto soddisfatto il presidente di Autovie Maurizio Castagna che ha ricordato come, fin dall’inizio, a fronte delle difficoltà e delle sempre più pressanti richieste “di fare qualcosa” la sua risposta era sempre quella: “lavorare bene per finire prima possibile”. “I fatti ci hanno dato ragione”.

Alle 10.30 di domenica 16 dicembre 2018 il nuovo viadotto sul fiume Tagliamento che unisce il Friuli Venezia Giulia al Veneto è stato aperto completamente al traffico.

Le prime auto, provenienti da Venezia e dirette a Udine e Trieste, scortate da una safety car, hanno attraversato il manufatto che rappresenta l’opera simbolo del terzo lotto della terza corsia.

Tutti i segreti del ponte dei record. Per molti la nuova infrastruttura è diventata “il ponte dei record” per la velocità con cui è stata costruita. Sono bastati, infatti, solo 379 giorni per realizzarla.

A svelare i segreti di quest’opera è Gilberto Dreas, direttore tecnico di Deal, società del gruppo De Eccher che ha progettato il viadotto su incarico di Technital, società mandataria del raggruppamento temporaneo di progettisti del terzo lotto della terza corsia.

“Abbiamo optato per tecnologie costruttive industrializzate che ci hanno consentito – spiega – di produrre manufatti in serie e allo stesso tempo con un livello di qualità molto alto.

La prefabbricazione è avvenuta all’interno di uno stabilimento allestito a ridosso del viadotto nelle vicinanze dell’ex casello di Ronchis. Inoltre, la progettazione dell’impalcato seguito da Deal è avvenuta in coordinamento con lo sviluppo delle attrezzature utilizzate per la prefabbricazione ed il varo degli elementi, ottimizzando così i dettagli ai fini della produttività.

Questi due fattori sono risultati determinanti per la rapida esecuzione dell’infrastruttura” e, fattivamente, per la costruzione, la posa in opera, il varo e il collaudo degli oltre 550 conci (manufatti a forma trapezoidale del peso di circa 80/110 tonnellate) che compongono il viadotto lungo 1.520 metri.

Il nuovo viadotto costituito da 20 campate con 19 pile, ciascuna con un diametro esterno di 5 metri e mezzo, è stato costruito in calcestruzzo e ha una larghezza di 20 metri e 30 centimetri in grado di “ospitare” tre carreggiate, la corsia di emergenza e uno stradello di servizio per i mezzi di emergenza.

Queste due caratteristiche abbinate tra di loro – materiale usato e larghezza – rendono il manufatto una rarità a livello nazionale. A tal punto che, in caso di necessità future, la progettazione è già adeguata all’allargamento alla quarta corsia. Ma non solo.

“Abbiamo introdotto alcuni accorgimenti progettuali non richiesti dalla normativa italiana – afferma Dreas – ma che derivano dalla nostra esperienza in campo internazionale legati alle prestazioni dell’opera che riguardano i cavi di precompressione. Questi accorgimenti consentiranno di intervenire in qualsiasi momento sull’opera per adeguarla se necessario ai nuovi carichi previsti”.

Come dire che il ponte potrà essere in grado di sopportare anche maggiori carichi di tir qualora la normativa italiana in futuro lo preveda. Infine, la questione garanzia di qualità.

“Ogni singolo elemento prefabbricato – conclude Dreas – è stato soggetto a uno stretto controllo e ha ricevuto il marchio CE per manufatti prodotti in serie proprio grazie al processo di industrializzazione a cui è andato incontro”.

FONTE: MessaggeroVeneto - 16 Dicembre 2018

 



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