Il capoluogo della Valcanale resta in balia delle decisioni di Roma. Sospesa la riconversione turistica dell’ex caserma La Marmora. E intanto il paese si spegne giorno dopo giorno.
TARVISIO – Se ne parla da più di un anno e mezzo. Dalla fine dell’estate 2014, da quando l’ex caserma La Marmora di Tarvisio è finita nel mirino del Ministero dell’Interno come possibile centro di accoglienza di migranti in arrivo dalla rotta balcanica. Una struttura immensa, proprietà del Demanio, che sorge a pochi passi dall’ex frontiera con l’Austria. E poca importa negli anni, nelle sue vicinanze, siano sorti alberghi e piste da sci: se lo Stato chiama, Tarvisio risponde, e senza troppi lamenti. E’ già accaduto in passato, con i tracciati dei gasdotti, con i viadotti di autostrada e ferrovia, con le stazioni, gli autoporti e le caserme. Oggi, però, lo Stato non vuole portare posti di lavoro, sicurezza e sviluppo al territorio, ma rallentare la sua riconversione turistica, avviata, non senza fatica, da metà degli anni ’90 dopo la chiusura (anche questa 'imposta') dei confini.
Dalla possibile riconversione alla disponibilità per la 'ragion di Stato' Un tira e molla infinito quello della La Marmora, con il sindaco di Tarvisio schieratosi fin dall’inizio contro l’ipotesi di riconvertire l’ex caserma in un Centro di accoglienza. Le ha provate tutte: una raccolta di firme, il coinvolgimento degli amministratori di Carinzia e Slovenia per fare scoppiare un ‘caso’ internazionale, la sensibilizzazione dei media nazionali. E’ spuntato pure un investitore pronto a mettere sulla riconversione turistica dell’ex caserma 50 milioni di euro. Tutto sembrava andare per il verso giusto, con la politica regionale che aveva ammesso la non opportunità di trasformare la La Marmora in un ‘ostello’ per i profughi: non solo le forze di centrodestra, con la Lega in testa, ma addirittura la presidente Debora Serracchiani e un parlamentare come Giorgio Brandolin. Eppure quando il processo per la cessione dell’ex caserma dal Demanio al Comune pareva essere finalmente a un passo, garantendo così il recupero di un edificio dismesso con finalità turistiche, sono arrivate le parole del prefetto di Udine. Persona, va detto, intelligente e avveduta, non il solito burocrate formale che più di una volta, in passato, ha occupato gli uffici di via della Prefettura. Eppure Vittorio Zappalorto, questo il nome del prefetto, ha dovuto ‘obbedire’ alla ‘ragion di Stato’, lasciando la porta aperta a un possibile utilizzo della La Marmora per dare ospitalità ai profughi in arrivo. «L’ex caserma La Marmora rimane così com’è, almeno fino a quando non finirà questa situazione di incertezza ai confini». Queste le sue parole.
Un paese che si sta spegnendo, giorno dopo giorno La riconversione turistica dell’area, quindi può aspettare. E’ la ‘ragion di Stato’ a suggerirlo. Per quanto tempo? Nessuno lo sa. E intanto Tarvisio si sta spegnendo giorno dopo giorno, nonostante gli sforzi di operatori turistici, associazioni, amministratori e semplici cittadini. I fasti del passato sono finiti, e la colpa è sempre della solita ‘ragion di Stato’, che d’improvviso ha deciso che il capoluogo della Valcanale non sarebbe più stato un paese di confine. I residenti calano, il lavoro latita, e molti giovani o si trasferiscono altrove, o guardano all’Austria per lavorare e vivere. Il problema non è l’accoglienza, ma il modo in cui lo Stato pretende di decidere le sorti di un territorio, probabilmente senza nemmeno conoscerlo, ma stabilendo l’opportunità di agire in un modo o nell’altro guardando una cartina o una planimetria da un ufficio della Capitale. E’ vero, il turismo c’è, ma non decolla. I posti letto sono quelli da anni, così come il numero di persone che frequentano la località, che ‘galleggia’ in attesa di tempi migliori.
Nulla di più definitivo del provvisorio Tarvisio ha già pagato negli ultimi decenni. In termini occupazionali, sociali, economici. Lo Stato, prima ha dato, poi ha tolto, e ora, rischia di vanificare quanto fatto di recente in termini turistici. La questione non riguarda l’accoglienza, sicuramente doverosa. Ma la concentrazione di migranti. Perché se la La Marmora dovesse riaprire per un incremento dei flussi migratori, non ospiterebbe dieci, venti o trenta ‘disperati’, ma centinaia di richiedenti asilo. Una sistemazione ‘temporanea’ come l’ex caserma Cavarzerani di Udine, diventata una vera e propria cittadella di migranti. E si sa, in Italia, non c’è nulla di più definitivo del provvisorio. Specialmente quando si tratta della ‘ragion di Stato’…
FONTE: ►► udine.diariodelweb.it/